HasseBrandel
C’è una foto in un libro di Gobetti dove Max De Michela arrampica un muro a secco. La cosa ci interessa per il fatto che il suo soprannome era proprio Hassebrandel, così, tutto attaccato. Quello che all’uscita dal pilastro di Chorance, coperto di staffe e materiale e con la pila in testa, grida: “Ecco “Hassebrandel” all’uscita della Hasse-Brandel!”.
Si potrebbe poi dire della foto sul Buscaini -itinerario 98 di 100- dove Piero Villaggio, fratello gemello di Paolo, ottimo alpinista ma anche insigne studioso di matematica e ingegneria, mentre arrampica con stile sugli strapiombi della Cima Grande.
Per Buscaini quella era la “Diretta alla Grande” come se non vi fossero altre vie sulle Tre Cime e penso non ci sia niente di più nobile nominare in questo modo un modello di scalata.
Sono passati gli anni e forse anche la via non è più la stessa. Di quella cordata meravigliosa di ragazzi che venivano dall’arenaria di Boemia ora è rimasto solo il maestro, Dietrich Hasse. Ma hanno lasciato un grande ricordo nella storia dell’arrampicata e anche un bel nome con quella scala rovescia in Lavaredo, un nome che incute sempre timore: HasseBrandel, tutto attaccato.
(Lothar Brandler, 9 ottobre 1936 – 15 novembre 2016)
Eh, sí! Quant’è bella giovinezza, che si fugge tuttavia…